Anatocismo: ecco di cosa si tratta

Negli ultimi anni si è parlato molto di anatocismo, un meccanismo che ha portato i clienti degli istituti bancari a retrocedere somme non dovute. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

Anatocismo: cos’è? Spesso chi entra per la prima volta in contatto con questo concetto non riesce a comprenderne appieno la sua essenza. Il termine anatocismo è poco utilizzato nel linguaggio comune, ed anche nel settore economico ha iniziato a circolare con insisitenza solo attorno a inizio anni 2000. Di cosa si tratta precisamente? E come può incidere sul nostro portafoglio?

Anatocismo: la definizione

In termini meramente tecnici l’anatocismo è un meccanismo che prevede il calcolo degli interessi su interessi che sono già maturati su una somma dovuta.

Spiegare con i numeri forse è più semplice: ipotizzando un capitale di 1.000 con un saggio di interesse dell’1% avremo, dopo la prima scadenza, un capitale di 1.010 €. Alla seconda scadenza il calcolo degli interessi dovrebbe considerare nuovamente come base imponibile il capitale di 1.000 restituendo la stessa somma di 1.010. Il condizionale è d’obbligo, perché spesso, attraverso l’anatocismo, l’interesse viene calcolato sulla base del capitale ottenuto dopo la prima scadenza, restituendo, alla seconda scadenza, un capitale quindi di 1010,1.

Il fenomeno poi si ripete ciclicamente ad ogni scadenza, aumentando di volta in volta la base imponibile su cui calcolare gli interessi.

Anatocismo: ora c’è il divieto

L’anatocismo è stato un meccanismo che le banche hanno impropriamente utilizzato con gli interessi passivi legati a forme di finanziamento come i mutui o i leasing.

Oggi, è importante sottolinearlo, che le nuove normative vietano per tutte le operazioni bancarie l’applicazione dell’anatocismo e di tutte le forme di calcolo di interesse sull’interesse per tutte le operazioni bancarie.

Conto corrente e interessi: cosa sapere

Relativamente al tema del calcolo degli interessi la Banca d’Italia ha sviscerato anche la questione dei conti correnti. Come risaputo, infatti, spesso e volentieri i conti correnti sono utilizzati sia per il deposito delle somme, sia per utilizzare un credito accordato con l’istituto, che può essere un’apertura di credito o un semplice scoperto di conto.

È chiaro che in questo caso maturano interessi a doppio senso, sia attivi (per il deposito, che devono essere retrocessi al cliente) sia passivi (per il credito, che il cliente deve pagare alla banca).

La Banca d’Italia, per evitare qualsiasi fraintendimento o azione illegale da parte degli istituti di credito, ha definito queste semplici ma efficaci regole:

• Gli interessi passivi maturati non possono produrre altri interessi;

• Gli interessi passivi e gli interessi attivi devono essere calcolati con la stessa periodicità;

• Il periodo di conteggio degli interessi non deve essere inferiore a un anno;

• Gli interessi passivi vengono calcolati al 31 dicembre anche in caso di contratti stipulati in corso d’anno;

• Gli interessi passivi calcolati al 31 dicembre sono dovuti al primo marzo dell’anno seguente in cui sono maturati.

Conclusione

La questione dell’anatocismo è abbastanza complessa e non sempre immediatamente comprensibile.

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